Negli ultimi tempi, è tornata in voga una truffa datata ma ancora efficace, il wangiri, anche conosciuta come truffa della chiamata senza risposta. Con questo semplice stratagemma, i cybercriminali approfittano dell’ingenuità delle persone per addebitare chiamate a servizi telefonici costosissimi o attivare abbonamenti a servizi premium (sempre costosissimi).
In questo post vediamo cos’è il wangiri, come funziona e come difendersi dalla maggior parte delle truffe telefoniche di oggi. Continua a leggere!
Si dice che questa truffa sia nata in Giappone, anche se è nota da anni in tutti i paesi del mondo. Il wangiri classico, anche conosciuto come truffa dello squillo telefonico o della chiamata senza risposta, è molto semplice: la vittima trova una chiamata senza risposta sul telefono proveniente da un numero estero; se richiama, viene indirizzata a un numero di telefono a pagamento, in grado di addebitarle anche 1 o 2 euro in pochi secondi.
Di solito, il cybercriminale che organizza questa truffa chiama in orari in cui è più probabile che la vittima non possa rispondere, ad esempio durante l’orario di ufficio o di notte. La chiamata è cortissima, solo uno squillo, in modo che la persona non abbia tempo di rispondere.
Tutto questo perché per addebitare tariffe telefoniche alte è necessario che sia l’utente a chiamare il numero. Per questo, il primo segnale sospetto è proprio la presenza di una singola chiamata senza risposta, non accompagnata da altre chiamate perse o messaggi in segreteria.
Come abbiamo visto, l’obiettivo è che la vittima non faccia in tempo a rispondere e decida di richiamare il numero, vinto dalla curiosità o per mancanza di tempo per riflettere sulla provenienza.
Quando richiama, la telefonata viene reindirizzata a un numero con sovrapprezzo, un servizio privato con costi altissimi che in Italia sarebbe illegale, ma che purtroppo non può essere bloccato a priori dagli operatori telefonici.
Nella maggior parte dei casi, le chiamate senza risposta sono automatizzate, infatti vengono anche chiamate robocall. Questo è anche il motivo per cui queste truffe sono così lucrative per i criminali: metterle in pratica costa poco, dato che sono completamente automatizzate, e colpiscono un numero di vittime così grande che anche quei pochi euro a persona le rendono molto redditizie.
Quindi come possiamo difenderci da questa tipologia di truffa?
Non è facile prevenire le truffe telefoniche, in quanto non è possibile riconoscere i numeri da cui vengono realizzate le robocall. L’unico metodo completamente efficace sarebbe bloccare le chiamate internazionali, ma in questo modo bloccheremmo anche eventuali chiamate legittime.
Il wangiri è solo uno dei tanti tipi di truffe telefoniche. Qualche tempo fa si era diffusa la truffa del sì, in cui la vittima veniva ingannata e portata a pronunciare la parola “sì”, che poi veniva utilizzata per dare il consenso all’attivazione di servizi costosi. Come questa, esistono tantissime altre truffe e frodi che sfruttano sistemi ingegnosi, a volte facendo leva sull’ingenuità o la curiosità della persona, altre volte convincendola direttamente ad acquistare servizi o pagare per risolvere problemi inesistenti.
Tuttavia, la principale minaccia per i telefoni cellulari rimane sempre il phishing, che ultimamente viene inviato sempre più spesso via SMS e nel settore prende il nome di smishing. Le truffe tramite SMS sono efficaci perché molte persone non prestano attenzione ai messaggi che ricevono e, se vedono un link, fanno clic senza pensarci.
Inoltre, molti messaggi di phishing creano un senso di urgenza che sprona la vittima ad agire subito e senza riflettere. Alcuni fanno leva sulla paura di conseguenze negative (come nella truffa del conto in banca bloccato), altri su una fantomatica opportunità da prendere al volo (finti premi da ritirare o bonifici a favore da convalidare).
In tutti questi casi, come di fronte al wangiri, l’unica soluzione è fare molta attenzione e procedere con cautela. Tutte queste truffe hanno bisogno della partecipazione involontaria della vittima: se riuscissimo a eliminare l’errore umano dall’equazione della cybersecurity, la maggior parte delle truffe diventerebbe completamente inefficace.
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